Per l’ANFE intera, con le sue 14 Sedi Regionali e le 23 Delegazioni Anfe nel Mondo, questo 75° Anniversario della repubblica Italiana ha assunto anche un aspetto interno non indifferente. E’ infatti motivo di gaudio comune ricordare per l’occorrenza anche la nostra Capostipite, la Senatrice Maria Agamben Federici.
Il 2 giugno del 1946, Maria Agamben entra a far parte della Costituente. Fu, infatti, componente dell’XII commissione Lavoro e Previdenza Sociale, presieduta da Gustavo Ghidini, nonché della commissione d’inchiesta sulla disoccupazione.
Maria Agamben è stata una delle ventuno donne conosciute come le 21 Madri della Costituzione o Madri Costituenti. Nacque in Italia, precisamente a L’Aquila il 19 settembre del 1899. Si laureò in Lettere, divenne insegnante e successivamente giornalista. A Roma conobbe Mario Federici, famoso autore di opere teatrali, che sposò nel 1926 e col quale, durante il periodo fascista, si trasferì all’estero per la direzione di alcuni Istituti di Cultura in Europa e in Medio Oriente. Continuò a insegnare Lettere, dapprima a Sofia, poi in Egitto e, infine, a Parigi.
Negli anni all’estero cresce in lei la consapevolezza del valore della libertà, della giustizia sociale e del ruolo essenziale della donna, non solo nella famiglia, ma anche in politica e nella società. Al rientro in Italia, nel 1939, avvia un intenso impegno sociale e iniziò ad occuparsi di politica iscrivendosi, in un primo momento, all’associazione di volontariato Piazza Bologna, per l’assistenza a coloro che venivano perseguitati per ragioni politiche. Nel 1943, prese parte alla Resistenza Italiana, ovvero, un movimento di opposizione politica e militare di stampo antifascista e antinazista. Uno dei tanti movimenti che, tra il 1943 e il 1945, con spirito ribelle lottarono per ottenere la libertà, fuggire dall’imposizione del nazifascismo e reclamare la propria indipendenza culturale, nazionale, individuale. (Eco Internazionale febbraio 2019)
Nel 1944 è tra i fondatori delle Acli, poi del Centro Italiano Femminile di cui diventa presidente fino al ‘50. Tornando all’Assemblea costituente, Maria Federici è una delle figure più incisive. Assieme alla collega di partito Angela Gotelli (Dc), a Nilde Iotti e Teresa Noce (Pci), a Lina Merlin (Psi), entra nella Commissione dei 75 che elabora la proposta di Costituzione, poi discussa dall’Assemblea, approvata il 22 dicembre ’47 ed entrata in vigore il 1° gennaio 1948. Una nota d’archivio racconta come in fase di approvazione per votazione in Parlamento, alla lettura dell’Articolo 11 della Costituzione: “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali “, le 21 Madri Costituenti si riunirono nell’emiciclo e tenendosi per l’un l’altra per mano votarono all’unisono a simboleggiare, sin da allora, l’unità d’intenti femminile a prescindere dalle radici politiche di appartenenza (Ghia: Biblioteca Senato della Repubblica).
Rilevante il suo contributo nella Commissione in tema di famiglia, sull’accesso delle donne in magistratura, sulle garanzie economico-sociali per l’assistenza alla famiglia e del diritto all’affermazione della personalità del cittadino, sul diritto d’associazione e ordinamento sindacale, sul diritto di proprietà in economia.
Pure rilevante il suo ruolo in aula con incisivi interventi sui rapporti etico-sociali, sui rapporti economici e politici, sulla magistratura, su diritti e doveri dei cittadini. Il 18 aprile 1948, la Federici viene eletta alla Camera nella prima Legislatura. La sua spiccata sensibilità sociale, le immagini dei treni e delle navi pieni d’emigranti, le famiglie che restavano nei paesi affidate alle sole donne, la drammatica congerie di problemi legati al fenomeno migratorio determinano in lei un impegno che resta esemplare nell’affrontare le questioni sociali legate all’emigrazione.
Tanto che nel 1947 fonda l’Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe), guidandola come presidente fino al 1981. Muore il 28 luglio 1984. E tuttavia il suo insegnamento e la sua opera sono ancora determinanti per comprendere a fondo i problemi delle migrazioni. Un cospicuo patrimonio d’esperienze e scritti, il suo, utile per l’intero Paese. Si deve alla lungimiranza d’una delle donne più rilevanti del Novecento di cui L’Aquila può andare orgogliosa. (Goffredo Palmerini: Il Mattino 31 maggio 2020)
Donna di grande intelligenza, temeraria, coraggiosa, una di quelle donne disposta a mettersi in gioco in tutto e per tutto per riuscire ad affermare i suoi ideali. Una donna che ha lasciato il segno che abbiamo il dovere di ricordare ogni volta che ci accingiamo a leggere la Costituzione così come ogni traccia da Lei lasciata nella storia dell’Anfe.
A difesa dei Valori fondanti dell’Associazione instaurati da Maria Agamben Federici, si sono quindi succeduti nella Presidenza dell’Anfe il Senatore Learco Saporito (1984 – 2009) e quindi il Presidente Dott. Paolo Genco dei giorni d’Oggi.