Il ministro degli esteri spagnolo, José Manuel Albares, dopo aver convocato a Madrid l’ambasciatrice spagnola presso l’Argentina, il 21 maggio ha dichiarato che la stessa non vi farà ritorno. In poche parole, sono state interrotte le relazioni diplomatiche tra due Paesi fratelli, uniti da una lunga storia comune. Una rottura così grave, conosciuta nelle relazioni internazionali di tutti Paesi del mondo quasi esclusivamente in occasione di guerra, era inimmaginabile. Ad occhi poco attenti i motivi potrebbero sembrare “futili”, ma tuttavia si connettono a profondi contrasti di orientamento politico tra i due governi. C’è solo da osservare che le relazioni tra gli Stati sono, o dovrebbero essere, distinti dall’affinità politica dei governi. Sulla vicenda il presidente dell’A.N.F.E. Salvatore Bendici, ha dichiarato quanto segue:
“In primo luogo esprimo il mio grande rincrescimento per la rottura delle relazioni diplomatiche tra due nazioni amiche, storicamente legate da vincoli di fratellanza. Non dimentichiamo che il nuovo mondo è stato costruito dagli emigrati europei; il che è testimoniato dalla lingua, dai costumi, dai vincoli di parentela tra i cittadini dell’una e dell’altra sponda dell’atlantico, dalle medesime radici culturali e dall’intensità degli scambi commerciali. Ciò vale per le relazioni Spagna-Argentina, ma anche per quelle italoargentine. La comunità argentina di origine e di lingua italiana è numerosa quanto quella ispanica. L’unica differenza rilevante risiede nel fatto che gli italiani non sono stati colonizzatori; ciò ha eliminato in radice qualunque barlume di sentimento astioso tra i due popoli. Da questa premessa è facile dedurre le conseguenze. Con la rottura delle relazioni diplomatiche tra Spagna e Argentina, avvenuta – pare – per ragioni di contrasti politici tra i due governi, le quali giammai avrebbero dovuto assurgere a contrasti tra gli Stati e men che meno tra le nazioni, l’Italia è naturalmente vocata a riempire il vuoto che si è aperto. L’impegno è gravoso e indesiderato, al contempo si può tradurre in opportunità. L’Italia deve diventare il caposaldo dell’Europa in America latina, nelle relazioni diplomatiche, nei programmi culturali e negli scambi economici, proprio perché una vasta comunità italiana risiede e opera in quelle terre. Il contributo di laboriosità, iniziativa e inventiva degli italiani alla prosperità di quei popoli è molto apprezzato, supportato tuttavia in misura non sufficiente dalle istituzioni italiane. I delegati dell’ANFE in Argentina da tempo ci segnalano l’esigenza che i programmi di diffusione della lingua e della nostra cultura siano implementati con il supporto istituzionale necessario, siano incentivati gli scambi turistici e commerciali, sia meno estenuante l’iter burocratico per l’acquisizione della cittadinanza italiana per i nostri italodiscendenti e l’Europa affidi all’Italia il ruolo primario di rappresentanza e promozione. Non è più il caso di indugiare, se si vuole evitare che i popoli un tempo colonizzati cerchino altrove i loro partners internazionali; eventualità oggi più attuale che mai, alla quale potrebbe appunto preludere la sciagura dell’interruzione dei rapporti diplomatici Spagna-Argentina, che auspichiamo possa rientrare al più presto.”